Abbiamo a cuore il nostro territorio.
Noi, il territorio, vogliamo valorizzarlo, conservarlo, curarlo. Abbiamo in mente un territorio che guardi al futuro, che sia innovativo e dinamico ma che non dimentichi le proprie radici, e che sappia rendersi conto dei suoi punti di forza, ancora troppo poco sfruttati, come le bellezze storico-architettoniche che ci circondano. Vogliamo lavorare affinché si affermi il concetto che la bellezza, in un ambiente rispettoso della storia e delle tradizioni e nel quale vengono valorizzate le eccellenze e la qualità, porta benessere a tutti. Abbiamo individuato, tra i gioielli del nostro territorio, la Certosa di Trisulti, da anni in corso di grave abbandono. Per questo sosterremo la sua ristrutturazione, per riportarla agli antichi splendori.
La Certosa di Trisulti
Il complesso monumentale sorge nel comune di Collepardo, dai primi anni del 1200. La sua costruzione inizio nel 1204, di stile gotico e barocco, è monumento nazionale dal 1873. Collocata tra i boschi di querce, nella cosiddetta selva d’Ecio, fu affidata da papa Innocenzo III ai certosini, ordine religioso fondato da S.Bruno di Colonia, che si rifà alla regola di S. Benedetto. La chiesa infatti è dedicata alla Vergine Assunta, a San Bartolomeo e a San Bruno appunto.
Un tesoro artistico
La chiesa della certosa è di architettura gotica, a cui poi si è sovrapposto un impianto barocco, mentre la facciata è neoclassica, realizzata nel 1798 dall’architetto Paolo Posi. Da vedere assolutamente all’interno, i 2 maestosi cori lignei realizzati da Mastro Iacobo e da Frate Stefano tra la fine del 500’ e la fine del 600’. Molto suggestiva anche una “Strage degli innocenti” di Filippo Balbi ed altre opere pittoriche. Sulla volta, gli affreschi realizzati da Giuseppe Caci nel 1683. Un luogo davvero carico di arte, ma come detto è l’ambiente naturale di cui si gode salendo la strada panoramica il primo tesoro. A cui poi bisogna aggiungere la biblioteca, con più di 25.000 volumi e infine, il fiore all’occhiello della certosa, la farmacia. Ideata alla fine del 600’, conserva i mobili originali del 700’ e i vasi in vetro dove venivano stoccati gli infusi e le magiche ricette che i monaci realizzavano con le erbe autoprodotte. una vera rarità.
La vicenda
Ebbene, dopo otto secoli questo gioiello rischiava di chiudere. Ad ottobre i 3 monaci rimasti, di cui il più giovane di 79 anni e il più vecchio di 90, senza l’aiuto di altri monaci o di volontari non sarebbero riusciti a gestirla e a mantenerla. Dall’appello dei monaci di fine agosto, il Mibac, proprietario dell’immobile, ha coinvolto anche altre istituzioni e attori sociali del nostro territorio. È così che nasce l’intesa tra Unindustria, la Regione Lazio, Ministero dei beni culturali e la Banca Popolare del Frusinate. È stato firmato un protocollo di intesa con cui le parti si impegnano a riportare agli antichi splendori il complesso monumentale, “costituendo un bene di altissimo pregio per l’intera Provincia e per la Nazione”. Una vittoria per tutti noi, per la nostra terra. Invitiamo a visitare questo gioiello immerso nel verde, pieno di storia e di suggestione e chiediamo a tutti di dare un contributo per aiutarci a salvarlo.
informati presso le nostre filiali su come sostenere l’iniziativa, ti aspettiamo.